
Governo-pastrocchio, politica poco credibile e crisi economica profondissima, sono tre condizioni, intimamente connesse, che rendono la vita civile del nostro Paese quantomeno complessa. E sottolineo l’aggettivo “civile”, perché strani brividi populisti e autoritari percorrono l’ acritica opinione pubblica italiana spacciandosi per pragmatismo o per innovazione. In questa eterna campagna elettorale, forse più che in altre, se ne sono sentite di tutti i colori, dai rimborsi cash di tasse al mantra fascistoide “tutti a casa”. Improbabili occupazioni di aule parlamentari, battaglie campali sugli scontrini, proposte shock per depenalizzare reati di stampo mafioso fino a strampalate proposte, anche queste dal retrogusto di manganello, che affamano l’editoria per mero gusto ideologico. Alla base, c’è sempre e soltanto un carattere, che sembra quasi un marchio di fabbrica: la totale allergia alle regole. Con diverse gradazioni e sensibilità, il “facciamo un po’ come cazzo ci pare ” di guzzantiana memoria, si coniuga in diverse forme e non risparmia nessuno, nemmeno i “movimenti” che profetizzano il nuovo che avanza. Ne abbiamo per tutti i gusti. “Lisciatori di pelo” agli evasori fiscali, depenalizzatori incalliti di reati, gente convinta che il consenso valga più delle leggi dello Stato. Ma anche marpioni di partito che si litigano feudi, difendono posizioni di privilegio e che, senza aver mai nemmeno uno straccio di idea nuova, “inciucerebbero” con chiunque, pur di apparire più intelligenti. Nel catalogo del 2013, si sono aggiunti nuovi sponsor di comportamenti illeciti e pericolosi. L’invidia sociale e la de-responsabilizzazione, sono diventati concetti positivi: “io sono pulito, gli altri no”. Non si è mai capito chi siano gli altri. L’inconcludenza, l’approssimazione e l’ostentazione, dal retrogusto maoista, della differenza quasi antropologica tra “noi”, i buoni, i nuovi, gli onesti e “loro”, i vecchi , “mariuoli” e “morti”. Il “doppiopesismo” che esige dagli altri di rendicontare le caramelle salvo gridare al golpe quando viene chiesto di essere trasparenti. Per non parlare dello sdoganamento delle epurazioni, perché chi non la pensa come me “si deve togliere dalle palle”. Ecco, queste sono tutte le novità che le nuove elezioni hanno portato in dono ad un arco parlamentare già discretamente orripilante. La soluzione? Non ce l’ho. Ma se si cambia solo la forma, restando immutate le pessime abitudini che abbiamo e nutrendo una tolleranza spropositata verso intollerabili comportamenti, prepariamoci a restare nella stessa identica inguaiata situazione attuale. Se ci va bene.
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